Tommaso Zorzi, ripartire quando il clamore e la popolarità spariscono
Tommaso Zorzi è diventato popolarissimo nella quinta edizione Vip del Grande Fratello, molti la indicano ancora come la migliore, senz’altro quella a cui si sono di più affezionati, data la reclusione serale forzata a causa del COVID e molte persone in casa in smart working. Una edizione capace di catalizzare per la finalissima oltre 4 milioni di telespettatori davanti al video, qualcosa di inimmaginabile oggi, con il reality che zoppica intorno ai 2 milioni di telespettatori e il 18% di share. Fu la prima edizione che subì il prolungamento a 6 mesi, nel corso degli anni diventata una abitudine.
Zorzi ebbe una popolarità immediata, fulminea, che gli valse addirittura un format condotto da lui all’interno del reality e appena fuori dalla casa di Cinecittà l’ingaggio come opinionista de L’Isola dei Famosi nonchè un programma sulla piattaforma di Mediaset. Parlarono di lui come la riscossa dei 25enni, di colui che aveva aperto la porta ai giovanissimi in TV, colui che provenendo dal web aveva portato il linguaggio dei giovani in televisione. Sarcastico, pungente, a volte anche impertinente, amatissimo, ma anche odiatissimo riuscì a conquistare anche il prestigioso palco del Maurizio Costanzo Show.
Poi una serie di insuccessi lo hanno allontanato un pò dalla TV, anche se Zorzi con le mani in mano non è rimasto, ha sperimentato nuovi generi fino ad approdare a Cortesie per gli Ospiti, un format di successo su Real Time. Tommaso ha capito con l’esperienza che il successo immediato non porta a nulla e che come arriva velocemente, allo stesso modo sparisce. Intervenuto a Elle Active, Tommaso ha raccontato come da una grandissima popolarità si è ritrovato a vivere in una dimensione più “normale”, una situazione che se non si hanno le spalle grosse può portare notevoli problemi psicologici :
“Quel GF fu una delle edizioni più viste, una delle finali più viste… cioè io sono uscito dalla casa del Grande Fratello che ero veramente… non dico Dio, ma qualcosina sotto. Io ancora oggi, a quattro anni che sono uscito dal GF Vip, ho la maggior parte delle persone che mi fermano per strada e mi dicono: ‘Ma tu che fine hai fatto? Sei sparito davvero’. Una cosa che se non sei forte… Sto facendo altro. Quella fama e quella popolarità così forte non ti torna più. E quindi se non sei abituato a cambiare e a imparare un mestiere e ti concentri solo sulla popolarità, non arrivi a nulla. Cosa mi aiuta? Gente che ti dice di no, non circondarti di yes men”.
Zorzi ha rivelato di avere un gruppo di lavoro e dei collaboratori, che sono soliti fargli notare cosa sia giusto o sbagliato per lui. Secondo Tommaso è di persone del genere che bisogna circondarsi per non crollare o commettere passi falsi :
“Tutte le persone con cui lavoro sono persone estremamente oggettive, che vogliono il mio bene e che quindi mi dicono di no, mi dicono di non fare certe cose, di non prestarmi a certi giochi televisivi, di fare solo cose in cui sono rilevante. Perché la fama la puoi ottenere in un secondo”
Il conduttore ha detto che a differenza sua, ci sono molti personaggi che frequentano il mondo dello spettacolo, che pur di far parlare di loro organizzano finti gossip o scandaletti, tutte cose che danno visibilità immediata, ma poi finiscono nel dimenticatoio dopo poche settimane. Il risultato è che poi si corre il rischio di essere ricordati per i teatrini organizzati a tavolino e non per le poche cose buone fatte :
“Se io oggi vado a ballare, mi ubriaco, mi fanno un video, domani sono sulla bocca di tutti. Allora in quel momento sei popolare. E la gente ti ferma per strada, funziona così. Quindi se ti abitui alla fama e non al mestiere che vuoi fare, duri molto poco e ti fai anche male. Perché poi quella grande fame lì è effimera e scende. Anche a me è scesa. Dopo il Grande Fratello avevo dieci paparazzi sotto casa e adesso non li ho più. Se vuoi quella roba lì e poi ti viene a mancare, sbarelli”.
Un discorso maturo, da un quasi trentenne, quella generazione reputata troppo giovane per fare delle cose e troppo vecchia per farne altre, una generazione di mezzo, quella nata nei primi anni novanta, alla ricerca di una propria identità. Fa piacere rendersi conto che ci sia consapevolezza in una parte di quella generazione che il successo effimero non porti a nulla senza l’esperienza e lo studio.