Torino, scontri al corteo pro Pal degli studenti, tensioni con le forze dell’ordine
Questa mattina Torino è stata teatro di violenti disordini durante un corteo organizzato da studenti universitari e delle scuole superiori a sostegno della causa palestinese.
La manifestazione, che si è svolta in concomitanza con lo sciopero indetto dai sindacati di base, ha avuto come epicentro il centro città, dove sono stati registrati numerosi scontri tra manifestanti e forze dell’ordine.
I disordini sono esplosi intorno alla sede del Politecnico di Torino, dove gli studenti sono venuti a contatto con le forze di polizia. In precedenza, i manifestanti avevano lanciato uova contro gli agenti di polizia a protezione della sede del Ministero dell’Istruzione, in corso Vittorio Emanuele, e in prossimità della sede dell’Unione Industriali. Nel corso degli scontri, sono rimasti feriti due agenti.
Le motivazioni della protesta
Il corteo, che ha visto la partecipazione di centinaia di giovani, ha avuto come principale obiettivo quello di denunciare la guerra in Palestina e criticare le politiche del governo italiano, in particolare quelle relative alla militarizzazione delle università e al sistema di alternanza scuola-lavoro. Tra i cori intonati durante la manifestazione, spiccavano quelli contro il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, accusato di non ascoltare le istanze degli studenti.
“Fuori Leonardo dall’università” è stato uno degli slogan più ripetuti, in riferimento alla multinazionale di difesa Leonardo, che gli studenti accusano di essere complice della violenza in Palestina. I manifestanti hanno anche lanciato pigne e fumogeni davanti alle Officine Grandi Riparazioni, dove sono ospitati i laboratori della Leonardo, esprimendo la volontà di “cacciare Leonardo dalle università”.
Blitz alla sede Rai e occupazione di Palazzo Nuovo
Un altro episodio è stato il blitz alla sede Rai di via Verdi, dove i manifestanti hanno divelto la grata della porta d’ingresso al centro di produzione Piero Angela. Nonostante i tentativi, però, l’accesso all’edificio è stato bloccato dai carabinieri in tenuta antisommossa.
Gli studenti hanno accusato la Rai di “disinformazione” riguardo alla guerra in Medio Oriente, scrivendo “Rai: sanzionati” sul selciato.
Nel frattempo, alcuni studenti avevano occupato già da giovedì sera Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche dell’università di Torino, bloccando gli ingressi per impedire a chi voleva entrare, di seguire le lezioni o studiare.
Tensioni con le forze dell’ordine e misure di sicurezza
Le forze dell’ordine hanno presidiato con decisione gli obiettivi sensibili della città, in particolare la stazione di Porta Susa, dove erano stati registrati disordini anche durante altre manifestazioni recenti.
Oggi, la polizia ha chiuso quasi tutti gli ingressi della stazione, lasciando aperti solo due varchi per i viaggiatori con biglietto. Il cordone di sicurezza è stato esteso anche all’Unione Industriale, dove i manifestanti, trovando la strada sbarrata, hanno deviato il percorso, continuando a intonare slogan contro lo sfruttamento dei giovani e contro l’alternanza scuola-lavoro.
Le parole degli studenti e la solidarietà con la Palestina
La manifestazione è stata animata da slogan che condannano la guerra e chiedono giustizia per il popolo palestinese. Tra le frasi più ricorrenti: “Palestina libera dal fiume fino al mare” e “Boicottiamo la guerra”. Gli studenti hanno anche criticato aspramente il governo italiano, accusandolo di non occuparsi dei bisogni dei giovani e di alimentare una “economia di guerra”. Un giovane liceale ha dichiarato:
“C’è un genocidio in corso, e chi non scende in piazza con noi è complice”.
La marcia è proseguita per le vie della città, con un impegno chiaro a proseguire la lotta anche nei mesi a venire:
“Sarà un inverno caldo, ci mobiliteremo in tutte le scuole”
hanno annunciato gli organizzatori.
La manifestazione di oggi è stata la terza di questo mese e l’ultima dell’anno, ma gli studenti hanno annunciato che continueranno le proteste anche nei prossimi mesi con presidi, autogestione e altre forme di mobilitazione.
La protesta, quindi, non si è limitata al corteo, ma ha incluso anche azioni dirette contro le istituzioni accademiche e mediatiche.